È da quando ho messo le mani su uno dei testi basilari che ogni buon cultore di Lovecraft dovrebbe avere nella propria biblioteca che voglio scrivere questo articolo.
Sto parlando di “Teoria dell’orrore”, volume a cura di G. De Turris che contiene tutti gli scritti critici del Maestro di Providence. Oltre al monumentale “Orrore soprannaturale nella letteratura”, mi hanno colpito due piccoli trattatelli – l’uno riprende l’altro – che spiegano per filo e per segno quale metodo adottasse H.P.L. nella stesura delle sue storie, un consiglio dopo l’altro.
Essendo che qui su Parole e Paura cerco di privilegiare i discorsi tecnici più vicini possibili al testo – lo sforzo è non annoiare! – non potevo lasciarmi sfuggire questa opportunità.
Mi sono chiesto: se Lovecraft non vivesse solo negli universi leggendari che ha forgiato e tra le pagine che tutti noi appassionati abbiamo sfogliato fino a consumare, ma fosse in carne ed ossa davanti a noi, quali consigli potrebbe darci riguardo a come scrivere un racconto fantastico?
Il Maestro ha provato a spiegarlo con due testi dal titolo abbastanza eloquente: “Note su come scrivere racconti fantastici” e “Osservazioni sulla narrativa fantastica”.
In questi tre appuntamenti parlerò rispettivamente di metodi, contenuti ed elementi di un racconto fantastico, e di come Lovecraft ti raccomanderebbe di organizzarli e buttarli su carta.
Per il primo di questi piccoli appuntamenti, cercherò di riassumere il metodo di scrittura di Lovecraft lasciandolo a te, cara lettrice o caro lettore, in pronta consultazione.
Prima di dare un’occhiata a ogni consiglio, ricordo che nulla è immutabile nella concezione lovecraftiana del testo narrativo: questa conosce delle eccezioni delle quali sarò ben contento di parlare nell’articolo dedicato ai contenuti.

Primo consiglio: Sinossi e Fabula
“1. Prepara una sinossi o un canovaccio seguendo l’ordine degli avvenimenti, non quello narrativo. Descrivili con sufficiente ampiezza per coprire tutti i punti vitali e motivare tutti gli episodi che hai congetturato. Dettagli, critiche e valutazione degli sviluppi narrativi sono spesso auspicabili.”
Il primo passo, secondo il Maestro di Providence, è quello relativo alla struttura degli eventi: a prescindere da come la nostra storia risulterà su carta, prima di tutto dobbiamo sapere esattamente – o più precisamente possibile – di cosa stiamo parlando.
L’importanza della fabula, qualora si tratti di una storia progettata – ciò vale bene per i testi particolarmente lunghi, generalmente con più di centocinquantamila battute – è cruciale. Senza un concetto chiaro in mente, tutto sarà più difficile.
Come vedremo adesso con il secondo punto, Lovecraft sa bene che nulla deve essere immutabile per rendere al meglio: è ben possibile che fabula e intreccio si influenzino l’un l’altro. Spesse volte, infatti, si tratta di seguire quale delle due ricostruzioni rappresenti lo sviluppo più interessante.
Secondo consiglio: Sinossi e Intreccio
“2. Prepara una sinossi o un canovaccio degli avvenimenti da un punto di vista narrativo, dettagliandoli per esteso, e con note circa possibili cambiamenti di prospettiva, sollecitazioni e climax.”
Venuti dunque alla stesura della trama come presentata al lettore – questo infatti s’intende, in parole povere, per intreccio – uno dei consigli migliori che Lovecraft fornisce riguarda l’invito a non sentirsi troppo legato a un’idea. Così continua:
“Cambia la sinossi originale per adattarvela, se simile modifica accresce l’impatto drammatico o l’efficacia generale della storia. Interpola o cancella episodi a volontà, non dovendoti sentire legato all’idea di partenza […].”
Questa dovrebbe essere la regola aurea per qualsiasi scrittore, indipendentemente dal tenore dei suoi lavori: anche se modifichiamo tutto di un’idea di base bisogna tenere sempre conto che il risultato finale sarà in ogni caso nostro. E che il sacrificio di un’idea che ci sembrava promettente è fatto solo per un nobile scopo: cioè rendere più interessante la trama!
Focus: la progettazione di fabula e intreccio in Lovecraft
Parlando dei metodi attraverso i quali la progettazione della trama possa comportare una reciproca modifica di intreccio e fabula, mi viene in mente un esempio tratto dalla lettura di due lavori del Maestro di Providence.
Secondo me, tanto più è esteso lo stacco temporale tra le vicende dell’intreccio e quelle della fabula, tante meno possibilità esistono per questi due elementi di modificarsi a vicenda.
Vediamo l’effetto di questa interazione ad esempio ne “La cosa sulla soglia”: tra le vicende sottintese alla narrazione e quelle della narrazione passa pochissimo tempo. Dal matrimonio di Derby con Asenath Waite al momento in cui il protagonista decide di sbarazzarsi di quella cosa abominevole sulla sua soglia trascorrono infatti pochi anni.
Modificando un elemento della fabula – ad esempio specificando il perché un corpo maschile sia più idoneo alla reincarnazione e prevedendo, che ne so, la fanciullezza come requisito essenziale – anche l’intreccio dovrà per forza risentirne. Ad esempio, Derby, invece che essere marito di Asenath, potrebbe essere suo figlio adottivo.
Ne “Il richiamo di Cthulhu”, il dato temporale invece viene a soccorso dell’immutabilità: il fatto che eoni di anni fa qualcosa sia filtrato dalle stelle per colonizzare questo avamposto che chiamiamo terra e che questo qualcosa non possa risvegliarsi se non quando le stelle saranno nella giusta posizione – premessa base della fabula – è essenzialmente immutabile, qualsiasi cosa ne dicano i personaggi che adesso – vicenda dell’intreccio – salpano su quel vaporetto. Che poi scoprano R’lyeh quasi per caso sposta la lancetta degli eventi più in là rispetto a incredibili ere geologiche precedenti ma in concreto non ha effetto sul passato oscuro del nostro pianeta, come risultante dalla fabula.

Terzo consiglio: Tra parole ed episodi
“3. Butta giù il racconto velocemente, fluentemente, senza soffermarti troppo su quello che scrivi seguendo la sinossi del punto 2.”
Spontaneità come primo elemento di questo consiglio. In parole povere Lovecraft raccomanda di “lasciare andare” la fantasia e far lavorare le mani a cuor leggero, di getto.
Solo dopo che la primissima stesura è completa, dunque, bisognerebbe iniziare a meglio delineare gli episodi per ottenere un risultato armonioso. Tutto ciò, ancora, senza sentirsi troppo legati al progetto originario: in nome della formulazione migliore, insomma, questo ed altro!
Qui vediamo bene le conseguenze dell’armonizzazione sul testo:
“[…] Se necessario, o auspicabile, inserisci o taglia interi capitoli, tentando diversi inizi e finali finché non trovi la formula migliore. Ma sii certo che tutte le parti della storia si armonizzino con il disegno finale. Taglia tutto quello ch’è superfluo – parole, frasi paragrafi o interi episodi – osservando la solita precauzione di far quadrare tutte le componenti del racconto.”
Il risultato finale, per un esteta come Lovecraft, deve privilegiare il racconto in quanto tale. Nel senso, quello che mi sembra emergere da questo punto è un consiglio indiretto all’autore che voglia approcciarsi alla stesura di una weird fiction: lascia stare l’ego.
Esatto, l’ego di avere un’idea perfetta e assoluta può voler dire non lasciare vivere la nostra opera in quanto autonomo “pezzo d’arte”. Magari c’è un metodo migliore – rispetto a quello che abbiamo adottato noi – di rendere lo stesso concetto su carta ma, se non abbiamo l’umiltà di leggere oggettivamente quanto scriviamo, rischiamo di non capirlo.
Guardiamo, ad esempio, a tutte le revisioni di testi di altri autori che l’autore di Providence ha effettuato nel corso della sua vita: la maggior parte sono per intero suoi scritti dei quali ha conservato unicamente l’idea. Buona, ma non resa adeguatamente.
Quarto consiglio: Adesso guarda il testo
“4. Rivedi l’intero testo, prestando attenzione al vocabolario, la sintassi, il ritmo della prosa, l’armonia delle varie parti, il tono appropriato, la spontaneità e capacità di convincere dei passaggi (da scena a scena, da azione lenta e curata nei particolari ad azione velocemente tratteggiata e viceversa ecc., ecc., ecc.), l’efficacia dell’inizio, del finale, dei climax ecc., la suspense drammatica e l’interesse, la plausibilità e l’atmosfera e vari altri fattori.”
Se le indicazioni precedenti sono state funzionali alla miglior resa concettuale dell’idea narrativa in rapporto al testo, questa sembra invece riguardare solo quest’ultimo. In particolare Lovecraft ci raccomanda un controllo che deve essere adoperato in prima battuta: il lessico è adeguato e verosimile? La grammatica e il vocabolario, ovviamente, seguono.
Pensa, ad esempio, alla resa che avrebbe “Le montagne della follia” se i suoi protagonisti – ricercatori universitari – non utilizzassero descrizioni e gergo scientifici ma linguaggio di strada. La verosimiglianza dell’impianto narrativo passa anche, e soprattutto, dalla coerenza dei personaggi con i loro tempi e la trama.
Ma anche il “ritmo”, ci ricorda il Maestro di Providence, è importante. Dobbiamo chiederci, per dire: abbiamo forse indugiato troppo in un dialogo che non servirà a nulla né per la caratterizzazione dei personaggi né, tanto meno, per la trama?
Le scene più importanti, cioè quelle alle quali demandiamo il compito di rendere al meglio la sensazione che vogliamo trasmettere al lettore, sono appena accennate o descritte nel dettaglio (qui trovi ulteriori considerazioni)? La resa finale delle parole scelte è adeguata al ritmo frenetico di una scena di fuga oppure è eccessivamente ampollosa?

L'ultimo consiglio
“5. Prepara un adeguato dattiloscritto finale.”
Può sembrare superfluo – ovviamente serve un risultato finale! – ma in realtà secondo me questo consiglio ha un senso tutto suo in ottica di revisione finale. Vale per Lovecraft che scriveva in prima battuta a penna, vale per noi moderni che scriviamo – almeno, questo faccio io – sul PC.
È importante, anche in un’epoca in cui basta una mail per sottoporre il proprio elaborato a un editore, dare un’occhiata al prodotto finito stampato su carta. Semplicemente perché certi errori non riusciremmo a trovarli, abituati come siamo a leggere in continuazione quello che abbiamo scritto su un solo supporto.
I prossimi consigli di H.P. Lovecraft nella rubrica “Teorie e Tecniche” saranno sui contenuti di un racconto fantastico.
Bibliografia
- Trovi “Note su come scrivere racconti fantastici” e “Osservazioni sulla narrativa fantastica” in H.P. Lovecraft, Teoria dell’orrore, a cura di G. De Turris, Edizioni Bietti, 2011.