Hellraiser è una saga cinematografica horror tratta da un fortunatissimo romanzo di Clive Barker: “Schiavi dell’inferno”. Tutto ruota intorno alla risoluzione di un rompicapo mistico, la Scatola di Lemarchand, e alla successiva possibilità di entrare in contatto con la dimensione dei Cenobiti, entità che offriranno al possessore della scatola un’esperienza indimenticabile.
In tutti i sensi.
Ho dato un’occhiata al reboot dei primi due capitoli di questo universo fatto di dolore e piacere uscito su Hulu nel 2022 e mi è venuta in mente una bella chiacchierata: come sono stati rielaborati i concetti del romanzo originale dai primi due capitoli della saga originale – usciti nel 1987 e 1988 – e da questo nuovo film?
Differenze di trama tra Hellraiser I (1987) e il libro
La prima e più logica differenza tra film e romanzo attiene alla trama. Nel romanzo, tutta la vicenda ruota attorno a due triangoli amorosi con al centro una coppia sposata: Larry e Julia Cotton. Proprio quest’ultima, negli eventi antecedenti la trama schietta ha intrattenuto una relazione extraconiugale con Frank, fratello di Larry, e successiva vittima della scatola di Lemarchand. Questi, assieme a Julia, diventerà poi un carnefice nel tentativo di comporre il proprio corpo mutilato.
Dall’altro lato di questa tragedia, la vera protagonista del romanzo, Kristy, amica della coppia e infatuata da tempo immemore di Larry.
Nel film il quadro cambia: viene conservato il triangolo tra i due fratelli Cotton e Julia, mentre Kristy si ritaglia il ruolo di figlia di Larry. Julia, in questo caso, diventa sua matrigna e Frank suo zio.
Il ruolo di Pinhead e dei cenobiti tra romanzo e film
Vero e proprio motore soprannaturale degli eventi e sfondo alle vicende prettamente umane, come già accennato, è la scatola di Lemarchand. Un difficile rompicapo che, se risolto, permette il contatto con un’altra dimensione pullulata da entità sadomasochistiche: i Cenobiti o Supplizianti, nel primo film.
“Demons to some. Angels to others.”
Il ruolo di queste presenze cambia drasticamente dal libro all’immaginario della saga cinematografica originale. Nel libro, i Cenobiti convocati dal vittorioso possessore del cubo, stipulano un patto con questi, riconoscendogli un’esperienza sensoriale ai limiti del dolore e del piacere. Importantissimo: A Frank , il fortunato possessore, è stata data la possibilità di non accettare l’offerta.
E amici come prima.
Questa possibilità non è concessa, invece, a chi risolve il rompicapo nella saga cinematografica: i Cenobiti sono dipinti come esseri intrinsecamente malvagi. Una volta aperto il portale, il destino del possessore è segnato a prescindere da trattative e patteggiamenti. Anche dopo che Kristy ha offerto il redivivo Frank a Pinhead e soci, questi provano comunque a prendere anche lei, tradendo il patto. Nel libro non succede.
“E cosa mi stai proponendo? Di riportare indietro lui, invece che prendere te?”
“Sì. Sì. Perché no? Sì”.
La poetica di Barker
Approfondirò il discorso con un articolo apposito, però mi preme evidenziare come nel film originale, il ruolo del mostro della produzione Barkeriana sia stato essenzialmente rivoltato.
Il mostro o la creatura, all’interno dei lavori di Barker, non è affatto un elemento negativo quanto un motore di trama, come in Cabal. I mostri di Barker spesso e volentieri tormentano gli uomini, vero, ma lo fanno semplicemente perché questa è la loro natura: questo deriva dall’incompatibilità tra vita umana e vita extraumana. Su tutti, “Rawhead Rex”.
“[…] nei film slasher penso che metà della storia vada perduta. Queste creature diventano semplicemente, in un modo molto noioso, astrazioni del male. Il Male non è mai astratto. è sempre concreto, sempre particolare e sempre incarnato negli individui. Negare alle creature in quanto individui il diritto di parlare, di discutere davvero le loro ragioni, è perverso […]”
Clive Barker
Nel primo film – con la complicità del suo sceneggiatore, lo stesso Clive Barker – tutto questo è capovolto. Non ci sono patti che tengano: i Cenobiti hanno come unico scopo quello di realizzare il male per il male: sfuma la distinzione tra l’esperienza sensoriale sadomasochistica in quanto fonte alterata di piacere e la volontà di infliggere dolore per il dolore.
“You solved the box. We came. Now you must come with us. Taste our pleasures.”
Pinhead
Pinhead, l’ingegnere e il genere neutro
Pinhead è l’icona di Hellraiser. Non ci piove. Uno pensa ad Hellraiser e subito raggiunge con l’immaginazione il leggendario uomo dalla testa tormentata dagli spilli, interpretato nei primi capitoli dal leggendario Doug Bradley.
Ecco, soffermiamoci sul suo ruolo e su una caratteristica fondamentale dei Cenobiti, perse nei film.
I Cenobiti sono entità a genere totalmente neutro:
“Aveva immaginato di dimenticare il mondo, tra le loro braccia. E di essere esaltato, invece che disprezzato, per la sua lussuria.
Invece no. Niente donne, niente sospiri. Soltanto quelle creature asessuate, con la carne corrugata.”
Nel film, invece, si nota bene la distinzione tra soggetti di sesso maschile e di sesso femminile. Uno su tutti, proprio Pinhead.
Nel romanzo, Pinhead non ha connotati – attese le terribili mutilazioni dei Cenobiti – che lo possano ricondurre al sesso maschile anzi, sembra dotato di una voce femminile. Così come, tieniti forte, nel romanzo Pinhead non riveste assolutamente una ruolo centrale all’interno della compagine.
Pinhead ha un ruolo centrale in “Vangeli di Sangue”, seguito letterario di “Schiavi dell’inferno”. Essendo che questa centralità è derivata dalla fama acquisita con i film, lo trascuriamo.
Idem, nel romanzo è dato spazio al creatore dell’universo dei Supplizianti, l’entità definita Ingegnere. Questo è appena mostrato in pochi frames del primo film e non sembra avere alcun genere di prerogativa funzionale all’interno di questa dimensione sadomasochistica. Discorso parzialmente diverso per l’entità suprema che regna su di essa: il grande Leviathan, “dio della carne e del desiderio”.
Ci torniamo adesso.
Hellraiser (2022) e le sue citazioni
Ultimamente, il cinema ci ha abituato a retelling di saghe storiche con risultati altalenanti e, a mio avviso, con un bilancio fortemente negativo.
Hellraiser (2022) è invece un omaggio ben riuscito sia ai primi due capitoli della saga che al romanzo originale.
La trama segue in parte quella originale: Riley è una tossicodipendente. Durante un furto, la ragazza e il suo fidanzato entrano in possesso del cubo di Lemarchand. Un tragico incidente porta il fratello di Riley a finire prigioniero della dimensione dei cenobiti: il viaggio narrativo della ragazza e dei suoi amici sarà finalizzato al suo salvataggio.
Pur non essendo una final girl caratterizzata dalla purezza verginale di Kristy Cotton, Riley è sicuramente un personaggio assolutamente solido e tridimensionale.
L’omaggio ai primi due film della saga si può notare nel visual concept della dimensione dei supplizianti: il loro avvento è annunciato dai rintocchi di una campana mentre lo spazio circostante si modella riprendendo le lame di luce che filtrano da strane grate. Leviathan si manifesta in tutta la sua maligna poderosità e assume un ruolo ben più rilevante che in Hellraiser II: la chiave per la creazione di un nuovo cenobita, senza spoilers, passa da lui.
L’omaggio al romanzo ha radici, invece, ben più interessanti. Pinhead e i Cenobiti sono molto più aderenti all’originale visione Barkeriana. Il loro genere è neutro, così come il loro ruolo: apri la scatola? Vuoi stringere un patto? Bene. Altrimenti amici come prima.
Il vero nemico, e il vero omaggio a Barker, è costituito dalla malvagità dell’essere umano.
Hellraiser (2022): nuovi capitoli in arrivo?
È proprio questa la novità più interessante che ci propone Hellraiser (2022), ovvero il fatto che vi siano plurime configurazioni della scatola di Lemarchand. La risoluzione di ogni step del puzzle comporta l’avanzamento verso la configurazione finale e la realizzazione di un desiderio garantita al fortunato – siamo sicuri? – possessore della scatola. Due elementi negativi: ogni nuova configurazione presuppone un sacrificio di sangue e il desiderio che viene realizzato è parametrato al gusto discutibile dei Supplizianti.
“No, il vero errore era stato quello di credere, ingenuamente, che la sua definizione di piacere coincidesse con quella dei Cenobiti.”
Da “Schiavi dell’Inferno”
Calcolando questi elementi e la sopraccitata possibilità di creare nuovi Cenobiti esattamente come ci viene mostrato in Hellraiser II, la possibilità che nei prossimi anni si abbia a creare un nuovo universo narrativo di dolore e piacere secondo me non è così remota.
Bibliografia:
- “Schiavi dell’inferno”, Clive Barker, Indipendent Legions, 2017.
- Tutte le citazioni in inglese sono tratte da Hellraiser (1987).