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“Un canto nell’oscurità” di Yami Yume

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Oggi parliamo di un testo a me caro. Quando ho presentato “Manichini” al Terni e Narni Horror Fest nell’ottobre del 2022, ho avuto modo di imbattermi in “Un canto nell’oscurità”, il romanzo vincitore per la categoria Horror del Premio Nazionale Romanzi e Generi, scritto dalla collega Yami Yume. Dopo la nostra presentazione, ho avuto l’enorme piacere di iniziare a leggere il suo lavoro.

E oggi ho deciso di parlarne qui, a casa mia.

Rompiamo gli indugi e tuffiamoci in questa storia.

Cover di "Un canto nell'oscurità"

"Un canto nell'oscurità": la trama

“Ormai la vendetta è la mia unica ragione di vita. Lei lo sa e ne è felice: me lo ha fatto capire quando ha iniziato a lasciare tracce del suo passaggio in tutte le case dove è stata.”

Alex Choi è un ragazzo in cerca di vendetta. Qualunque legame possa stringere, è condannato a lasciare dietro di sé solo sangue e morte. Sì, perché qualcosa sembra seguire ogni suo passo, destinandolo a vedere morire davanti a sé prima i suoi genitori e poi Sara, l’amore della sua vita.

Una misteriosa creatura reclama Alex tutto per sé, in un macabro e morboso gioco tra gatto e topo.

Deciso a seguire anche in capo al mondo il suo aguzzino soprannaturale in questa specie di nascondino del terrore, Alex si imbatte nella villa di Lady Reed.

Non sa ancora che proprio al suo interno, forse, si nascondono le risposte a tante, troppe domande. Invitato a rimanere e a partecipare a uno sfarzoso e imponente ballo in maschera, Alex familiarizza con l’ambiente e le sue sinistre manifestazioni. Quadri che suggeriscono abissi neri, mani invisibili che lo stringono nel sonno e, ovviamente, un familiare canto che si ode nell’oscurità di una notte nera e opaca.

Il canto della creatura.

Alex Choi, come disegnato da Yami.

"Un canto nell'oscurità": Alex Choi

“Credetti di aver trovato un equilibrio quando conobbi Sara, l’unica persona che pareva non aver paura di me. Mi convinsi che davvero avrei potuto rincominciare a essere felice, che potevo legarmi a un’altra vita, pensai di avere il diritto di dimenticare. Ma quella cosa tornò e si prese anche lei.”

Il personaggio principale di questo romanzo è Alex Choi, un ragazzo dal padre coreano e dalla madre asiatica naturalizzata americana. Dopo aver perso i suoi genitori per mano di una misteriosa creatura, viene cresciuto da J.J., suo amico e maestro nonché compagno di avventure districate in lungo e in largo nei meandri dell’ignoto. Determinato e assetato di vendetta dopo che la creatura uccide anche Sara, la ragazza della quale si era innamorato, Alex abbandona tutto pur di ottenere giustizia per i suoi cari.

Forse, azzardo, il vero protagonista di “Un canto nell’oscurità” è la predestinazione. Per motivi che il lettore scoprirà più avanti nella narrazione, capiamo che Alex non ha mai avuto scelta: era destinato a ritrovarsi a Villa Reed e perdersi in oscuri meandri risalenti nel tempo per poter finalmente comprendere il proprio passato e il proprio avvenire. Alex era destinato a partecipare a un lugubre ballo in maschera fin dalla sua nascita.

Alex danza sul filo del destino, approfondendo di volta in volta la conoscenza di altri importanti personaggi come la contessa Margaret Reed, la padrona di casa, miss Johnson e Mia Standford, una delle domestiche, e di certe sinistre dinamiche che rimandano a un piano oltre il reale e a un puzzle pronto a ricomporsi con esiti nefasti.

Miss Johnson, come disegnata da Yami

"Un canto nell'oscurità": la narrazione

Come ho a più riprese confidato alla mia collega Yami, un aspetto che davvero mi ha colpito del suo lavoro è stata la scelta della narrazione. Intanto l’autrice abbandona l’esperienza del punto di vista multiplo per concentrarsi esclusivamente sui pensieri, le azioni e le sensazioni di Alex. Già di per sé questa scelta è indice di una volontà non dichiarata espressamente ma palese: il lettore deve immedesimarsi quanto più possibile nell’esperienza del protagonista.

Ma l’elemento che ritengo più interessante in assoluto, nonché rarità tra i romanzi del genere horror, è il tempo della narrazione. Yami diserta il classico tempo al passato per addentrarsi, sperimentando, nella narrazione al presente indicativo. L’effetto è servito: l’immedesimazione con Alex non è solo soggettiva ma anche temporale. Scopriamo con lui tutti i misteri di Villa Reed e dei suoi misteriosi occupanti. La sua attesa cresce assieme alla nostra per i preparativi del grande ballo in maschera nel quale deve fare da cavaliere alla padrona di casa e il dinamismo del romanzo aumenta a dismisura. Al passato, come la narrazione classica, l’effetto si sarebbe perduto: tutto sarebbe già avvenuto, demandando al protagonista o a un narratore più o meno presente il compito di raccontarlo.

“Con la coda dell’occhio colgo un movimento nell’ombra. Mi appiattisco contro il muro spegnendo la pila. Resto in ascolto, ma non c’è niente. Credo di essere solo.”

La Contessa Margaret Reed, disegnata da Yami.

"Un canto nell'oscurità": omaggi e riferimenti

“Il giorno tanto atteso è arrivato. Sin dalle prime ore del mattino, l’atmosfera si è caricata di una tensione palpabile. Pare che un presagio mortale incomba su tutto l’edificio, è come se lo sentissi serpeggiare in ogni angolo, stanza o anfratto.”

Uno dei riferimenti principali della narrazione è costituito da “La maschera della morte rossa”, racconto di Edgar Allan Poe. Il tema della maschera e dei misteri che essa racchiude è a mio avviso trasversale in tutta la narrazione: Alex vive la sua vita in un gigantesco ballo in maschera. Ballo che, annunciato dalla padrona di casa, sarà poi il vero e proprio culmine della trama.

Alex, dicevo, sembra danzare con la creatura che gli ha reso la vita un inferno: un gioco di coppia a mostrarsi e nascondersi, a rivelarsi e fuggire.

Il ballo come gigantesca messinscena, sì, ma anche il ruolo simbolico ricoperto della maschera costituiscono il fulcro tematico e contenutistico del romanzo: nulla è come sembra. Nulla è mai stato come è apparso agli occhi di Alex nel corso della sua vita. Villa Reed sarà da meno?

Il tema di un luogo tremendamente inospitale e, anzi, maligno, è ricorrente nella letteratura dell’orrore e questo Yami lo sa bene. Nella descrizione della dimora della contessa Reed il fascino suggestivo che si dipana agli occhi del lettore è lo stesso che l’Overlook Hotel ha esercitato sul povero Jack Torrence, con le conseguenze che tutti sappiamo.

Alex deve resistere alla sfida rappresentata dall’ostilità che lo circonda e che, come la narrazione, cresce man mano a ogni pagina. Assieme a lui, il lettore.

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